|
Metafisica da nulla: mondi impossibili e oggetti finzionali di Francesco Berto
|
In questo lavoro abbozzo una teoria metafisica unificata che potremmo chiamare “meinongianismo modale”, perché combina temi meinonghiani con un’ontologia modale non standard. La teoria è basata su (1) un principio di comprensione per oggetti in versione non ristretta, ma parametrizzata a mondi; e (2) l’uso di un framework modale che include mondi impossibili, oltre che mondi possibili... |
|
|
Fenomenologia e ontologia, a partire da Edmund Husserl di Francesco Saverio Trincia
|
Non esiste, dopo e oltre la fenomenologia husserliana, un modo di affrontare la questione dell'ontologia (ossia la questione di che cosa siano in senso formale le cose, materiali, ideali, affettive, e la questione connessa di come siano attingibili con la conoscenza) che non finisca per coincidere con la ripresa dell'argomentazione fenomenologica husserliana stessa. Non si vuol dire con ciò che non si dia una trattazione possibile della questione senza ripercorre la via husserliana dalle sue premesse al suo esito collocabile all'incirca tra le lezioni sul tempo del 1905 e le lezioni sull'idea della fenomenologia, del 1907. Si vuol dire piuttosto che ogni tentativo di riformulare il problema senza mettere in questione radicalmente la fenomenologia husserliana non può prescindere dal modo husserliano di formularl |
|
|
Un’ontologia quadripartita: la proposta di Lowe di Timothy Tambassi
|
In queste pagine intendo presentare la proposta categoriale di Jonathan Lowe e con-frontare il suo sistema ontologico con i sistemi presenti nell’attuale dibattito analitico. La posizione di Lowe sarà presentata principalmente alla luce di The Four-Category Onto-logy. A Metaphysical Foundation for Natural Science, testo del 2006 in cui, oltre ad una sintesi finale della posizione metafisica dell’autore, si ha una descrizione sistematica della sua proposta categoriale... |
|
|
Il sentire dell'etica Rileggere l'etica di Hans Jonas di Alessandra Campo
|
Un’adeguata comprensione dell’etica di Hans Jonas non può essere ottenuta avendo come
riferimento esclusivo il testo che, pure, lo ha consacrato alla celebrità: Il principio
responsabilità. Diversi elementi confermano questa convinzione.
Innanzi tutto il fatto non trascurabile che, nella sua produzione, Jonas oscilla tra l’espressione «etica della responsabilità» ed «etica del futuro». Un’analisi attenta metterà in luce le implicazioni filosofiche di
questa duplice denominazione. Se è vero, come si vedrà, che l’etica della responsabilità di Jonas non possa che essere un’etica per il futuro, è altrettanto vero che un chiarimento di
questa seconda espressione implica una rimessa in discussione della nozione stessa di
responsabilità... |
|
|
Ontologia della comunità. Nancy & Agamben Parte seconda Agamben di Tommaso Tuppini
|
Gran parte del risentimento da noi vissuto verso le attuali forme d’aggregazione so-ciale è dovuto per Agamben alla dicotomia che il potere statuale, ovvero la sovranità nelle sue molteplici forme, inscrive in ciò ch’è di per sé non-dicotomico. Questa ele-mentare entità di per sé non-dicotomica ha nome “forma-di-vita”... |
|
|
|
|
Ontologia della comunità: Nancy & Agamben Parte prima Nancy di Tommaso Tuppini
|
Il proposito di Nancy è il seguente: prendere atto della difficoltà di definire univocamente una nozione di “comunità” (o di “bene comune”) intorno a cui produrre un’aggregazione delle disjecta membra del sociale e, quindi, farla finita con una rappresentazione della comunità che la configura come un’essenza pre-data da realizzare. La presa d’atto di cui si sta dicendo fa tutt’uno con il proposito di scardinare la comprensione essenzialistica della comunità. Infatti, pre-disporre un’essenza da realizzare è il modo in cui, secondo Nancy, l’Occidente ha pensato fino a oggi le condizioni di possibilità di una comunità: la comprensione essenzialistica della comunità coincide con il tentativo di dare una definizione qualsiasi di comunità... |
|
|
Nicolai Hartmann: Dalla fondazione alla costruzione dell’ontologia di Carlo Scognamiglio
|
Il presente contributo intende far vivere una nozione di ontologia filosoficamente più complessa e articolata di quella periodicamente risolta in un mero inventariare le classi di entità presenti nell'universo. Questo obiettivo passa attraverso due grandi nodi problematici: la fondazione dell'ontologia, intesa come indagine sulle ragioni e i modi in cui si può o si deve istruire un ragionamento ontologico, e la sua "costruzione", ove con tale termine si intenda un processo di specificazione categoriale dell'ente. L'autore sostiene le proprie argomentazioni attraverso una sistematica lettura critica dell'imponente opera ontologica di Nicolai Hartmann, individuando le risorse e i possibili itinerari di sviluppo che da quelle pagine possono prendere corpo. La fondazione e la costruzione dell'ontologia, tuttavia, non sono due operazioni che risiedono esclusivamente nel territorio della filosofia. Esse hanno invece un riferimento necessario, come qui si prova a far emergere, nello spirito pratico. |
|
|
I fondamenti ontologici della Fisica di Aristotele di Giampaolo Abbate
|
In generale si considera che in Aristotele vi siano due tipi di principi: i principi della conoscenza (principia cognoscendi) e i principi della realtà (principia realia), o, come dice Happ, da una parte le premesse più elevate della conoscenza, dall’altra parte le quattro cause e la privazione. Ma anche quando si afferma che in Aristotele vi sono i principi dell’azione e della produzione, che non possono essere confusi con i principi della conoscenza e della realtà, si comprende pressoché immediatamente che questa classificazione è ellittica, per così dire... |
|
|