interviste,  articoli, approfondimenti interviste,  articoli, approfondimenti recensioni, segnalazioni, novita editoriali Tutti i link della filosofia dizionario dei filosofi seminari, presentazioni,  convegni
by google
www giornale di filosofia
scrivici Chi siamo / info news letter link non attivo

 

I fondamenti ontologici della Fisica di Aristotele
di Giampaolo Abbate

In generale si considera che in Aristotele vi siano due tipi di principi: i principi della conoscenza (principia cognoscendi) e i principi della realtà (principia realia), o, come dice Happ, da una parte le premesse più elevate della conoscenza, dall’altra parte le quattro cause e la privazione. Ma anche quando si afferma che in Aristotele vi sono i principi dell’azione e della produzione, che non possono essere confusi con i principi della conoscenza e della realtà, si comprende pressoché immediatamente che questa classificazione è ellittica, per così dire.
Infatti, la nozione di arché» è plurivoca, e il suo statuto non può essere colto che in funzione del contesto nel quale essa appare. Pertanto, per ciò che concerne il trattato conosciuto come Fisica non è sufficiente constatare che il filosofo tratta dei principi per pretendere di applicargli un determinato metodo supposto efficace per ogni analisi dei principi, ma bisogna sempre circoscrivere il suo statuto e i principi che gli sono propri, per meglio cogliere appunto il metodo d’analisi che mette in opera. Conviene sottolineare fortemente che in Aristotele, il più delle volte, se non in tutti i trattati riguardanti argomenti di fisica, si ha sempre a che fare con certi principi, senza per ciò dover correre il rischio di ridurli ogni volta alla analisi svolta nella Fisica e al metodo che ivi è applicato.
A questo proposito ci basti ricordare la fondamentale introduzione al De partibus animalium, cioè I, 1, 639a 12-15, dove è in questione la ricerca non solo dei principi concernenti specificamente gli esseri viventi, ma anche dei principi metodologici con i quali trovare il modo migliore per studiare questa categoria di enti a prescindere dalla particolare modalità d’essere e della loro verità. Si tratta, così, per lo Stagirita di scegliere tra, da un lato, studiare ciascuna sostanza separatamente e di definirla isolatamente dalle altre, e, dall’altro lato, partire da una descrizione generale delle caratteristiche comuni a tutte le sostanze, nella misura in cui sono - per quanto le sostanze siano differenti tra esse - identiche nelle principali loro funzioni generiche, come, ad esempio, il sonno, la respirazione, la crescita, ecc. Ancora, qui Aristotele non indica solamente che ciascuno dei metodi comporta degli inconvenienti, suscitando una certa incertezza dal quale avrà poi bisogno di liberarsi, ma si domanda ugualmente se il fisico, allo stesso modo dei matematici nello loro dimostrazioni in astronomia, deve dapprima considerare ciò che a prima vista appartiene sicuramente solo agli animali e alle parti proprie a ciascuno di essi, allo scopo di discuterne il perché e le cause, o piuttosto se deve procedere altrimenti. Di più: a proposito della ricerca della cause, si tratta anche, continua, di discernere quelle che sono realmente principi e quelle che dai principi conseguono... [continua]

 

Leggi l'articolo in formato PDF

 

PUBBLICATO IL : 25-10-2009
@ SCRIVI A Giampaolo Abbate
 
Tema
Ontologie. Storia e prospettive della domanda sull’ente
Pagine correlate:

 
www.giornaledifilosofia.net - rivista elettronica registrata - ISSN 1827-5834