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Karl Marx (1818-1883)
di Giorgio Cesarale

Pensatore e politico tedesco (Treviri, 5 maggio 1818 - Londra, 14 marzo 1883), nasce in una famiglia piccolo-borghese ebraica convertitasi tuttavia nel 1824 al protestantesimo. Il padre, avvocato, gli fornì i primi stimoli culturali che lo spingeranno ad intraprendere gli studi di legge all’università di Bonn. Da qui si spostò all’università di Berlino, dove ebbe occasione di entrare in contatto con gli ambienti filosofici della sinistra hegeliana. Si laureò nel 1841 con la dissertazione Differenz der demokritischen und epikureischen Naturphilosophie (Differenza tra la filosofia della natura di Democrito e di Epicuro), in cui indicò in Epicuro l’effettivo fondatore della scienza atomistica. Nell’ottobre del 1842 fu chiamato a collaborare alla direzione del quotidiano liberale di Colonia Rheinische Zeitung, nel quale già svolgevano la loro attività i principali esponenti della sinistra hegeliana Bruno Bauer e Max Stirner. Abbandonata la direzione del giornale nel marzo del 1843, si trasferì a Kreuznach, dove sposò nel giugno di quello stesso anno Jenny von Westphalen.

Nel periodo di permanenza a Kreuznach Marx, oltre a condurre intensi studi su Machiavelli, Montesquieu, Rousseau, stese una delle sue più importanti opere giovanili Kritik des Hegelschen Staatrechts (Critica del diritto statuale hegeliano) pubblicata postuma nel 1927. Affascinato dall’idea di pubblicare una rivista di studi e di agitazione radicale emigrò a Parigi dove, insieme ad Arnold Ruge, diresse la pubblicazione del primo e unico fascicolo dei Deutsch-Französische Jahrbücher (Annali franco-tedeschi). In questo fascicolo pubblicò i suoi articoli Zur Kritik der Hegelschen Rechtphilosophie (Einleitung) (Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione) e Die Judenfrage (La questione ebraica). In tutti questi scritti del ‘43-’44 al centro della riflessione marxiana si trova la scissione moderna fra Stato e società civile, di cui Hegel per primo nella sua Filosofia del diritto ne aveva elaborato i tratti specifici. Il giovane Marx coglie nello sdoppiamento (Verdopplung) delle sue determinazioni il carattere precipuo dell’uomo moderno. L’uomo moderno conduce, per il giovane Marx, una doppia vita:una, “celeste”, come membro (citoyen) della comunità politica e l’altra, “terrena”, come membro (bourgeois) della società civile. Nei Ökonomische-philosophische Manuskripte (Manoscritti economico-filosofici del ’44) pubblicati postumi nel 1932, egli precisa più accuratamente il significato dell’inversione che, a suo giudizio, domina il fondamento mondano della vita degli uomini, introducendo la categoria di lavoro alienato. Se è vero, dice infatti Marx, che è caratteristica dell’uomo che la sua attività lavorativa rappresenti un modo di manifestazione della sua essenza allora è alienato quel lavoro in cui l’uomo entra in un rapporto esteriore e con gli oggetti e i mezzi del suo lavoro e con gli altri partecipanti all’attività lavorativa. Il lavoro alienato dà anche la possibilità a Marx di dedurre il “fatto” da cui aveva preso le mosse tutta l’economia politica moderna: l’esistenza della proprietà privata. Solo l’avvento di una nuova forma di rapporti fra gli uomini, il comunismo, potrà riconciliare il soggetto umano con sé e il mondo umano e naturale che lo circonda. I Manoscritti rappresentano il documento più significativo del primo incontro di Marx avvenuto con  l’economia politica e con il socialismo.

A Parigi, dove stese i Manoscritti, aveva, infatti, cominciato a leggere con voracità i classici dell’economia politica, Smith soprattutto, e ad entrare in contatto con circoli operai di orientamento socialista. Sempre a Parigi poi, nel settembre del 1844, conobbe Engels col quale strinse un’amicizia e un sodalizio intellettuale destinato a protrarsi per tutto il resto della sua vita. Fallito il suo programma di realizzare, con la pubblicazione degli Annali, un’alleanza fra il radicalismo politico francese e il radicalismo filosofico tedesco ed espulso dalla Francia nel gennaio del 1845, si trasferì a Bruxelles, dove redasse in collaborazione con Engels due opere di contenuto polemico-critico, Die Heilige Familie (La Sacra Famiglia) e Die deutsche Ideologie (L’ideologia tedesca). In quest’ultima opera che comincia a delinearsi con nitidezza la cosiddetta “concezione materialistica della storia”: il soggetto della storia non è l’Idea di Hegel, ma l’attività, empiricamente constatabile, dell’uomo. Una sintesi schematica, ma incisiva di tale problematica fu tracciata da Marx nelle sue famose Thesen über Feuerbach (Tesi su Feuerbach), pubblicate però soltanto nel 1888 da Engels.
L’avvio poi di uno studio serio e profondo della teoria del valore-lavoro di Ricardo gli consentì di replicare polemicamente, in uno scritto del 1847, Misère de la philosophie, alla teoria economica esposta dalla Philosophie de la misère di Proudhon e gli consentì inoltre di schierarsi decisamente a favore della libera circolazione delle merci nel Discours sur la question du libre échange (Discorso sulla questione del libero scambio) pronunciato all’Association Démocratique di Bruxelles il 9 gennaio 1848. Fu in questo periodo che Marx cominciò ad abbozzare i primi elementi della sua teoria economica. Ne sono testimonianza i suoi articoli comparsi sulla Neue Rheinische Zeitung, organo democratico-rivoluzionario, su Lohnarbeit und Kapital (Lavoro salariato e capitale), riproduzione di una serie di conferenze tenute nel 1847 agli studenti tedeschi socialisti di Bruxelles. Alla vigilia della rivoluzione europea del ’48 Marx aderì insieme ad Engels alla londinese Lega dei Comunisti. I due amici ricevettero dalla Lega l’incarico di redigere il manifesto programmatico del partito, il Manifest der kommunistischen Partei (Manifesto del partito comunista), universalmente ritenuta l’esposizione più efficace e pregnante delle linee generali del “socialismo scientifico”, il cui manoscritto essi riuscirono a spedire a Londra per la stampa nel febbraio del 1848. Costretto, in seguito alla partecipazione ai moti quarattonteschi a emigrare nuovamente, si stabilì a Londra, dove risiedette fino alla morte. Esauritasi la spinta rivoluzionaria in Europa, Marx ne approfittò per dedicarsi esclusivamente ad una vita di studio e di ricerca teorica. Così fece, tuttavia, non prima di aver avuto la possibilità di tracciare, in tre scritti, un bilancio storico-politico del significato e delle conseguenze delle lotte europee del quarantotto. Questi scritti sono Die Klassenkämpfe in Frankreich 1848-1850 (Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850); Der achtzehnte Brumaire des Louis Bonaparte (Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte); Germany: Revolution and Counter-Revolution (Rivoluzione e controrivoluzione in Germania), redatto, tuttavia, quest’ultimo in larga parte da Engels.

Il decennio fra il 1850 e il 1859 fu il periodo di più intenso studio e di massimo impegno analitico di Marx, interrotti solo dalle corrispondenze a giornali e riviste, in particolare al quotidiano radical-democratico “The New York Daily Tribune”. È precisamente in questo decennio che Marx pose le basi e costruì la sua celebre e dibattutissima teoria economica. Essa si trova dispiegata in uno sterminato materiale in parte edito da Marx, in parte pubblicato postumo, in parte ancora inedito. Il primo scritto economico di questa nuova fase è l’Einleitung (Introduzione), testo di contenuto metodologico, redatta nel 1857, ma pubblicata da Kautsky nel 1903 sulla “Neue Zeit”. Alla Einleitung seguono, in ordine cronologico, i Grundrisse der Kritik der politischen Ökonomie (Rohentwurf) 1857-1858 (Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica. Abbozzo) prima esposizione sistematica della teoria marxiana, pubblicati tuttavia solo nel 1939-1941a cura dell’Istituto Marx-Engels-Lenin di Mosca, l’Urtext del ’58 di Zur Kritik der politischen Ökonomie (Frammento originario di Per la critica dell’economia politica) pubblicato postumo insieme ai Grundrisse, Zur Kritik der politschen Ökonomie (Per la critica dell’economia politica) uscita a Berlino nel giugno 1859, il manoscritto di 23 quaderni steso fra il 1861 e il 1863, anch’esso intitolato Zur Kritik der politischen Ökonomie(Per la critica dell’economia politica, noti in Italia tuttavia come Manoscritti del 1861-1863) apparso postumo tra il 1976 e il 1982 nell’ambito della pubblicazione delle opere complete di Marx (la cosiddetta MEGA, la Marx-Engels Gesamtausgabe), e infine Das Kapital, Kritik der politischen Ökonomie (Il capitale, critica dell’economia politica), la summa teorica di Marx, di cui egli diede alle stampe, ad Amburgo nel 1867, però solo il Libro I. I Libri II e III  furono pubblicati postumi da Engels, il primo nel 1885 e il secondo nel 1894, mentre il materiale di storia e critica delle teorie del valore prodotte dall’economia politica classica che avrebbe dovuto costituire il Libro IV fu pubblicato postumo da Kautsky tra il 1905 e il 1910 con il titolo di Theorien über den Mehrwert (Teorie sul plusvalore). Un riassunto dei risultati raggiunti dall’analisi dell’immediato processo di produzione capitalistico è l’Erstes Buch. Der Produktionsprozess des Kapitals. Sechstes Kapitel. Resultate des unmittelbaren Produktionsprozesses (Primo Libro. Il processo di produzione del capitale. Sesto capitolo. Risultati del processo di produzione immediato) edito anch’esso postumo a cura dell’Istituto Marx-Engels-Lenin di Mosca nel 1933.

Il decennio ‘60-’70 significò per Marx la ripresa di un più consistente impegno politico. Le nuove lotte operaie e i nuovi fermenti rivoluzionari che, agli  inizi degli anni sessanta, cominciavano a segnare la vita dei paesi europei costrinsero Marx a dare un contributo all’opera di riorganizzazione del movimento operaio che culminò nella fondazione nel 1864 dell’Internazionale dei lavoratori. Come membro del segretariato dell’Internazionale redasse, in particolare, l’Indirizzo inaugurale e gli statuti dell’organizzazione e indirizzi di analisi sociopolitica come The civil war in France (La guerra civile in Francia), pubblicato nel 1871, nel quale fornì oltre ad un’analisi della fiammata rivoluzionaria della Comune di Parigi, anche le sue tesi sulla dissoluzione dello Stato nella società comunista e sulla forma politica, la “dittatura del proletariato”, che avrebbe dovuto caratterizzare la fase di transizione tra la società capitalistica e quella comunista. Lo scioglimento dell’Internazionale nel 1872 e una salute ormai logorata fecero sì che l’impegno politico di Marx si riducesse sensibilmente. Marx trascorse così l’ultima parte della sua vita tornando ad occuparsi delle sue ricerche teoriche. L’interesse per le lotte operaie, tuttavia, non si estinse: la costituzione dei partiti socialdemocratici nazionali lo sollecitò a prendere di nuovo posizione. La Kritik des Gothaer Programms (Critica del programma di Gotha), stilata nel 1875 in occasione dell’unificazione tra il Partito operaio socialdemocratico e l’Associazione generale operaia tedesca, contiene importanti approfondimenti sulle questioni del partito, dello Stato, della natura della società socialista e di quella comunista. Fu colto dalla morte proprio nel momento in cui la sua teoria cominciava a ricevere udienza e consenso dalla maggior parte del movimento operaio mondiale. 

PUBBLICATO IL : 31-10-2005
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