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Maurice Merleau-Ponty (1908-1961)
di Isabella Aguilar

Maurice Jean Jacques Merleau-Ponty nasce il 14 Marzo 1908 a Rochefort-sur-Mer, una cittadina portuale sull’Atlantico, nel Sud-Ovest della Francia. La perdita del padre in guerra, nel 1914, non gli impedisce di vivere in famiglia un’infanzia felice, “incomparabile” e dalla quale, come confidò a Sartre, “non guarì mai”.
Un precoce e determinato entusiasmo per la filosofia lo porta, terminati gli studi secondari, a trasferirsi a Parigi per frequentare, dal 1926 al 1930, l’Ecole Normale Supérieure. L’influenza teorica determinante in questi anni di formazione gli viene indubbiamente dalla lettura assidua di Bergson; il neokantiano Léon Brunschvicg, il più stimato tra i professori normalisti del tempo, nelle discussioni tra Merleau-Ponty e l’amico Sartre diviene invece il bersaglio filosofico privilegiato, quale rappresentante di un criticismo intellettualista di matrice kantiana – “pensiero di sorvolo” - da superarsi in direzione di un radicale “ritorno al concreto”.

Nel febbraio del 1929 Merleau-Ponty è tra il pubblico delle conferenze di Husserl alla Sorbona su L’introduzione alla fenomenologia trascendentale che nel ’31 verranno pubblicate in francese – notevolmente ampliate - come Méditations Cartésiennes. Il confronto con la fenomenologia husserliana – nei modi dell’adesione, della radicalizzazione e della critica – avrà un ruolo determinante per lo sviluppo del pensiero filosofico del pensatore francese, e in misura sempre crescente, ma solo a partire dal 1934. Ancora nel suo primo progetto di ricerca per il dottorato, del ‘33, non c’è infatti alcun riferimento alla fenomenologia. Egli lavora a questo progetto mentre si trova a Beauvais, una città d’arte (poi semidistrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale) nel Nord della Francia, nel cui liceo è chiamato a insegnare nel 1931, dopo l’Agregation e un anno di servizio militare. Per sviluppare la sua indagine “sulla natura della percezione”, in questi primi anni ’30 si dedica a uno studio assiduo dei più recenti esiti sia metodici sia sperimentali della psicologia, intorno ai temi della percezione e del corpo proprio: la sua attenzione si rivolge in primo luogo alla Gestalttheorie, ma anche al behaviorismo, alla psicoanalisi e ad alcuni studi di neurologia e psicopatologia. Il compito filosofico che si propone, nella sua prima formulazione, è quello di arrivare a una comprensione di tali risultati scientifici, nella loro connessione e nel loro senso profondo, tale da compromettere una volta per tutte e alla radice i presupposti intellettualistici del trascendentalismo filosofico “classico”.
Dopo un breve trasferimento a Chartres, nel 1935 può finalmente fare ritorno a Parigi, dove resterà Agrégée-répétiteur alla Normale fino allo scoppio della guerra. Nei secondi anni ‘30 assorbe tutti quegli influssi eterogenei di pensiero che andranno a confluire nella sua prima opera edita, La struttura del comportamento (datata 1938, anche se pubblicata solo nel ’42): partecipa – subendone profondamente l’influenza - alle famose lezioni di Kojéve sulla Fenomenologia dello spirito; legge Marx, studia contemporanei come Scheler e Marcel – al centro delle sue prime pubblicazioni; inoltre, approfondisce ulteriormente le sue competenze in campo psicologico e legge Der Aufbau des Organismus, l’opera teorica del biologo organicista tedesco Kurt Goldstein il cui contributo al pensiero merleau-pontyano non sarà mai sovrastimato. Una generica suggestione per il “cammino dialettico” della coscienza hegeliana, dunque, unita alla profonda comprensione della “fenomenologia organicista” (sic) di Goldstein e a una radicalizzazione filosofica delle acquisizioni dei teorici della Gestalt vanno a confluire ne La struttura del comportamento quali tre motivi principali dell’opera; su queste eterogenee influenze ne domina una quarta: quella dell’Husserl di Idee I, con cui egli sviluppa un confronto ancora acerbo - responsabile della sostanziale debolezza teoretica dell’opera – che oscilla peculiarmente tra critica radicale ed altrettanto radicalmente acritica adesione.  

Ma è a partire dal 1938 che la conoscenza merleau-pontyana dell’opera di Husserl diviene via via più vasta e approfondita. Nell’aprile del 1939 Merleau-Ponty è il primo studioso estraneo all’ambiente di Lovanio a poter consultare alcuni degli (allora) inediti dell’Archivio Husserl (tra cui la terza parte della Crisi, il secondo volume delle Idee, Esperienza e giudizio); e in quell’occasione egli ha anche modo di intrattenersi in una - pare - determinante discussione filosofica con Fink. Dal 1942, insieme al  filosofo indocinese Tran Duc Thao, collaborerà poi con Padre van Breda per trasferire una collezione di inediti di Husserl a Parigi, il che avverrà effettivamente, con grande vantaggio filosofico del nostro, dal 1944 al ’48.
Dopo aver partecipato alla breve avventura bellica della Francia, durante l’occupazione tedesca  riprende a insegnare in alcuni licei di Parigi, e partecipa alle iniziative di un gruppo di intellettuali della Resistenza, “Socialismo e Libertà”, approfondendo il legame Sartre.
Con la fine della guerra e il libero riprendere della vita, il 1945 ritrova il filosofo francese in piena attività: in primo luogo Fenomenologia della percezione, la sua opera più importante, può finalmente venire pubblicata. Si tratta di un lavoro imponente, che deve la sua unità sistematica ad una esplicita autoinclusione nel filone metodico della fenomenologia – il cui significato viene però preliminarmente stravolto e rinnovato nell’importante Premessa – e al nuovo filo conduttore del corpo proprio. Ma a discapito dell’apparente carattere sistematico dell’opera e dell’intento indiscutibilmente unitario – quella che Hyppolite definì “l’intenzione filosofica fondamentale e costante” di Merleau-Ponty: approdare a una comprensione né realista né trascendentalista dell’esistenza, ma in grado di rendere conto di entrambi gli atteggiamenti; a discapito di ciò, Fenomenologia della percezione è soprattutto una gigantesca fucina, in cui le tematiche del corpo, della percezione, della spazialità, del linguaggio, dell’intersoggettività, della storicità e della temporalità vengono fuse e riforgiate una ad una, in un geniale ma talvolta inconciliabile trambusto di echi bergsoniani, fenomenologici (Husserl, ma anche Scheler), psico-esistenzialisti (Binswanger e Minkowski), gestaltisti (Koehler e Koffka).         

Sempre nel’45, tra le varie iniziative in campo editoriale, assume la direzione della rivista “Les Temps Modernes” insieme a Sartre. Si inaugura così un periodo di intenso impegno politico – impegno tutto “teorico” e molto più moderato di quello sartriano – e di avvicinamento al marxismo, del quale le migliori testimonianze saranno Umanismo e terrore (1947) e la raccolta di saggi Senso e non senso (‘48). Nel ’45 comincia altresì l’insegnamento universitario, prima a Lione e poi, dal ’49 al ’52, alla Sorbona. I testi delle lezioni di Psicologia dell’infanzia e Pedagogia tenute alla Sorbona sono stati recentemente riuniti e pubblicati integralmente (Vrin, 2001) e costituiscono un’utile testimonianza del permanere dell’interesse di Merleau-Ponty per la psicologia attraverso l’evolversi progressivo della propria peculiare posizione filosofica.
Dall’A.A. 1952-53 in poi sarà Ordinario di Filosofia al Collège de France. E’ l’inizio di un periodo per molti aspetti nuovo. Egli lascia “Les Temps Modernes”, i rapporti con Sartre si incrinano, l’interesse per il marxismo si trasforma in una critica radicale (Le avventure della dialettica, 1955). Dai primi corsi al Collège de France emerge centralmente il suo nuovo interesse per la linguistica di Saussure; la concezione strutturalista dell’universo della langue come totalità sistematica, ottenuta per articolazione di una totalità originaria (la “duplice massa amorfa” del senso e del suono), e il carattere essenzialmente differenziale dell’evolversi di una tale articolazione gli consentono di riscoprire sotto un’altra prospettiva il nesso intrinseco fra la nozione di totalità e quella di negatività; nesso che, traslato sul piano ontologico e collegato alla filosofia di Bergson, si rivelerà il nucleo dell’elaborazione tarda della sua ontologia del visibile e dell’invisibile. Ma prima, l’interesse per il  linguaggio lo porterà a progettare un’opera – rimasta incompiuta – ad esso tematicamente dedicata, La prosa del mondo. Ed è proprio a partire dalla comprensione dell’universo del logos come totalità istituita che egli intraprende la sua elaborazione di una concezione del mondo della verità, della cultura o della storia che dir si voglia nei termini di una “articolazione invisibile” istituita ad un tempo in e sul visibile–naturale-non istituito. La meditazione intorno al modo di comprendere ed esprimere adeguatamente il  rapporto tra i due “piani” del visibile e dell’invisibile è la forma principale che il suo progetto filosofico va assumendo sempre più decisamente nel corso degli anni ’50. L’approfondimento della meditazione merleau-pontyana di questi anni, che è tutt’uno con il perseguimento consapevole della dimensione “ontologica” come luogo proprio dell’interrogazione filosofica, è frutto di un radicale processo di autocritica retrospettiva, dell’ulteriore radicalizzazione della critica a Husserl, di una meditazione storico-filosofica intorno a Hegel e a  Schelling e di un importante avvicinamento al “secondo” Heidegger. L’esito principale sarà l’inaugurazione di una terminologia filosofica positiva del tutto nuova (incentrata sui concetti di “chiasma”, “reversibilità”, “carne”, “iperdialettica”), che incontriamo nella parte introduttiva - l’unica portata a termine - dell’opera capitale alla quale inizia a lavorare dal 1958, Il visibile e l’invisibile, e nelle preziose Note di lavoro che l’accompagnano. La maturazione filosofica dell’ultimo Merleau-Ponty è anche tangibile in alcuni saggi dell’ultima raccolta da lui edita in vita, Segni (1960), e nel breve saggio L’occhio e lo spirito (1961).
Inoltre, di tutti corsi tenuti al Collège de France sono disponibili (dal 1995 in traduzione: Linguaggio, storia, natura) i brevi resoconti stesi dal filosofo stesso; ed è stato ormai altresì pressoché completato il lavoro di ricostruzione e pubblicazione delle lezioni nella loro interezza. In particolare, la lettura dei corsi degli ultimi anni’50 su La natura (disp. anche in italiano dal 1996) consente di farsi un’idea di quella che sarebbe stata la struttura complessiva del Visibile e l’invisibile: un’ontologia in grado di sorgere da sé,  attraverso il progressivo ripercorrimento delle forme storiche del nostro sapere sulla Natura inanimata, vivente e umana. Ma quella voce che, nel ricordo di Claude Lefort, pur “carica di accenti personali, sembrava parlare da sempre e non dover cessare” nel 1961 tacque improvvisamente, con l’improvvisa morte di Maurice Merleau-Ponty, a soli 53 anni.

 

 

Opere

Elenchiamo qui di seguito le opere principali di Merleau-Ponty in ordine cronologico di pubblicazione.

La structure du comportement, Paris, Puf, 1942

Phénoménologie de la perception, Paris, Gallimard, 1945

Humanisme et Terreur, Paris, Gallimard, 1947

Sens et non-sens, Paris, Nagel, 1948

Eloge de la philosophie, Paris, Gallimard, 1953

L’aventure de la dialectique, Paris, Gallimard, 1955

Signes, Paris, Gallimard, 1960

L’oeil et l’esprit, in Les Temps Modernes, XVII (1961), n. 184-185, pp. 193-227. Poi: Paris, Gallimard, 1985

Le visible et l’invisible, texte établi par C. Lefort, Paris, Gallimard, 1964

Résumés de cours. Collége de France (1952-1960), Paris, Gallimard, 1968

La prose du monde. Texte établi et présenté par C. Lefort, Paris, Gallimard, 1969

La Nature. Notes. Cours du Collége de France. Etabli et annoté par D. Séglard, Paris, Seuil, 1995

Notes de cours au Collége de France 1955-59 et 1960-61. Préface de C. Lefort, texte établi par S. Ménasé, Paris, Gallimard, 1996

Parcours, 1935-1951, Lagrasse, Verdier, 1997

Notes de cours sur L’origine de la géometrie de Husserl. Suivi de Recherches sur la phénoménologie de Merleau-Ponty, sous la direction de R. Barbaras, Paris, Puf, 1998

Parcours deux, 1951-1961, Lagrasse, 2001

Psychologie et pédagogie de l’enfant. Cours de Sorbonne 1949-1952, édition établie par J. Prunair, Lagrasse, Verdier, 2001

Non abbiamo qui fatto riferimento – se non indirettamente, quando pubblicati all’interno delle varie raccolte - ai numerosi saggi brevi e articoli scritti da Merleau-Ponty. Per una bibliografia completa rimandiamo a quella pubblicata in rete all’indirizzo:
http://www.nakayama.org/polylogos/philosophers/mmp/ponty-bib-e.html

PUBBLICATO IL : 26-03-2006
@ SCRIVI A Isabella Aguilar