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La logica esistenziale di Hume
di Paolo Castaldo

Il libro sulla logica, cioè il libro primo del Trattato sulla natura umana di David Hume, intitolato Of the Understanding, viene di solito letto secondo una duplice declinazione: quella di manifesto epistemologico e quella di sostrato teorico dell‟analisi dei due libri successivi. Tenteremo qui di spiegare perché secondo noi Of the Understanding non sia riducibile a queste due posizioni, in quanto gli argomenti gnoseologici sono piuttosto il mezzo per giungere a una vera e propria “comprensione esistenziale dell'uomo”. Con tale espressione si vuol sottolineare il fatto che l‟analisi della conoscenza delinea tutta una condotta umana e non soltanto il rapporto cognitivo tra mente e realtà. Delinea dunque un maniera di “essere nel mondo” imperniata su un gioco di consapevolezza e inconsapevolezza, coinvolgimento e distanziazione rispetto all‟accadere, che comincia proprio con la nostra più alta facoltà: la ragione. Perciò la logica assume un ruolo chiave anche per la successive parti del Trattato, riguardanti le passioni e la morale. «L‟insufficiente analisi [humeana] delle strutture conoscitive»1 (insufficienza di cui Hume stesso era ben consapevole) spesso segnalata dagli interpreti, attribuisce alla Logica un fine strettamente epistemologico che forse essa non ha né vuole avere. Il tema esistenziale lungi dal ridursi ai riferimenti irrelati che gli interpreti ravvisano qua e là nelle questioni scettico-pragmatistiche2, scalcia raffinatamente alle spalle dell‟intero discorso gnoseologico.
I concetti che principalmente determinano la teoria della conoscenza humeana e attraverso cui vediamo snodarsi la riflessione humeana sull‟esistenza sono tre: l‟idea di causa ed effetto [the idea of cause and effect], l‟abitudine [custom] e la credenza [belief]. Vediamo come possono inquadrarsi nella lettura qui proposta.

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PUBBLICATO IL : 29-06-2011
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