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Jean-Paul-Charles-Eymard Sartre (Parigi, 21 Giugno 1905 - Parigi, 15 Aprile 1980)
di Michel Rybalkà

 

Michel Rybalka, nato in Francia nel 1933, ucraino di origine, laureato in inglese e in russo, dottore di ricerca a UCLA con una tesi du Boris Vian, ha proseguito la carriera universitaria negli Stati Uniti. Fa parte della “seconda generazione” sartriana, quella di coloro che hanno conosciuto Sartre e con lui e su di lui hanno lavorato in varie forme. Il suo incontro con Sartre, propiziato da Michelle Vian, risale al 1964. Michel Rybalka si è ben presto imposto come uno dei commentatori più acuti dell’opera sartriana. Dal 1970, con Michel Contat, è il principale curatore degli scritti di Sartre. Da questa collaborazione sono nate varie opere, tradotte in diverse lingue: Les Ecrits de Sartre (Gallimard, 1970), Un théatre de situations (Gallimard, 1973; nuova ed. riveduta 1992), le Oeuvres romanesques (Gallimard, “Bibliothèque de la Pléiade”, 1981), e Ecrits de jeunesse (Gallimard, 1990). Contat e Rybalka hanno inoltre proposto alla comunità scientifica una serie di strumenti di ricerca indispensabili: si pensi ai dati storici e bibliografici raccolti per il volume Sartre, Bibiliographie 1980-1992 (Editions du CNRS, 1993) e per il “Bulletin d’information du Groupe d’Etudes sartrienne”, divenuto “L’Année sartrienne” nel 2001. Nel 1979 Michel Rybalka ha diretto con Geneviève Idt il fondamentale convegno di Cerisy. Quest’anno è incaricato dell’organizzazione del convegno per il Centenario Sartre, le cui attività vengono coordinate tramite il sito da lui ideato www.jpsartre.org.

 

"Veilleur de nuit présent sur tous les fronts de l'intelligence" (secondo le parole Audiberti), Sartre è stato incontestabilmente le contemporain capital (così lo definiva F. Mauriac) del secolo appena scorso. Votato instancabilmente alla scrittura dalla sua infanzia, ideologicamente creatore, rappresenta l'esempio unico di un uomo che ha realizzato, in una sola volta, a partire dalla propria personale esistenza e sotto il segno della libertà, un'immensa opera letteraria e filosofica. L'intera produzione, senza assumere le fattezze di un sistema, resta contrassegnata, in tutta la sua diversità, da questa coerenza interna. Sartre ricorre a registri espressivi d'ogni genere: finzione letteraria, filosofia, teatro, biografia, autobiografia, saggi di vario tipo, giornali, quaderni, giornalismo, corrispondenza….e si impegna con forza e convinzione nei più importanti "dibattiti" della sua epoca. In linea teorica e su un piano generale l'accostamento con Voltaire (suggerita dal generale De Gaulle) o con Victor Hugo non risulta per nulla incongruo. Alla morte prematura del padre, ufficiale di marina, Sartre cresce sotto la cura della madre e del nonno, esponente della famiglia Schweitzer. Durante gli anni di studio al Lycée Henri-IV e nel corso della sua permanenza all'École normale supérieure, Sartre stringe amicizia con Paul Nizan e Raymond Aron, i suoi "petits camarades" ( oggetto anch'essi nel 2005 di una commemorazione nazionale per la celebrazione del centenario dalla nascita) e si imbatte in Maurice Merleau-Ponty. Nel 1929 si situa il "fatale" incontro con Simone de Beauvoir e sempre nello stesso anno Sartre risulta primo vincitore all'esame di concorso per l'"agrégation" in filosofia. In seguito Sartre costituisce intorno a sé e alla figura di Simone de Beauvoir una vera e propria "famiglia", in cui entreranno a far parte, insieme a molti altri, le sorelle Kosakiewicz, Jacques -Laurent Bost, Michelle Vian, Arlette Elkaïm (la quale diverrà sua figlia adottiva). Chiamato alle armi nel settembre del 1939, sarà fatto prigioniero nel giugno 1940. Dopo la sua liberazione, Sartre fonda il gruppo Socialisme et Liberté e "milita" tra i quadri della resistenza intellettuale. Più tardi, alla ricerca di una terza via tra gaullisme e comunismo, fonda il Rassemblement Démocratique Révolutionnaire, partito che, però, non sancirà alcun successo. Negli anni quaranta Sartre è vicino ad Albert Camus, con il quale, tuttavia, ancor prima di separarsi da Merleau-Ponty, romperà fragorosamente i rapporti durante il profilarsi della guerra fredda. Nel 1958 si oppone alla venuta al potere del generale De Gaulle e denuncia la tortura in Algeria; nel 1960 firma il " Manifeste des 121" e nel 1964, poco dopo aver pubblicato Les Mots, rifiuta il premio Nobel per la letteratura. Nel 1968 Sartre prende parte agli eventi del Maggio e per un po' di tempo incoraggia i mouvements gauchistes. Gli ultimi anni della sua vita furono contrassegnati da una cecità crescente e dalla malattia: solo attraverso interviste, Sartre poté ancora esprimersi. La sua morte, causata da un edema polmonare, sopravvenne il 15 Aprile 1980; un corteo funebre di 50.000 persone accompagnò Sartre nel suo ultimo viaggio a Parigi.

Molti volumi importanti, ed in particolare i Carnets de la drôle de guerre, la corrispondenza con Simone de Beauvoir ed il breve, ma prezioso Vérité et Existence, sono stati pubblicati postumi. Si sollevano molte critiche, attacchi rivolti contro il personaggio Sartre, rimproverandogli a più riprese degli"errori" politici. Il filosofo, tuttavia, resta incontestabilmente l'autore francese più studiato e commentato della nostra epoca. Roland Barthes affermava che bisognava prendere il "wagon Sartre" e di recente, scrittori come Bernard-Henri Lévy, Jacques Derrida, Julia Kristeva, Alain Robbe-Grillet, Philippe Sollers, hanno reso pubblico tutto l'interesse che essi rintracciano nell'opera sartriana. Molti dei testi di Sartre sono divenuti dei "Classici": La Nausée, Le Mur, Les Mots in letteratura, La Transcendance de l'ego, L'Être et le néant, e la Critique de la raison dialectique in filosofia. Huis-clos registra un successo straordinario ed è stato messo in scena migliaia di volte, ma anche pièces, come Les Mouches e Les Mains sales, sono state rappresentate a più riprese; la regia di D. Mesguich ha rivelato la gran forza teatrale de Le Diable et le Bon Dieu e si potrà scoprire, nella nuova edizione Pléiade del Teatro di Sartre, il "mistero di Natale" del Bariona, composto da Sartre durante la prigionia in suolo tedesco. Il lavoro su Flaubert, L'Idiot de la famille, è di notevole ricchezza, ma rimane, a causa della sua dimensione, un continente ancora da esplorare. Dedichiamo una menzione speciale alla favola "Le Chasseur d'âmes", inserita da Sartre tra le pagine del suo romanzo giovanile Une défaite.

Si possono distinguere, semplificando, tre grandi periodi all'interno del percorso sartriano. Fino al 1939 egli si vede come "l'uomo solo" alle prese con la propria libertà ed esistenza, di fronte alle cose e alle immagini. Influenzato da Husserl e da Heidegger, Sartre "scopre" la fenomenologia, ma fedele alla tradizione francese e "giovandosi" del lato esistenziale del francese (constatabile, ad esempio, nella marcata differenza grammaticale tra persona ed oggetto), egli lo adatta "ad usum", in una filosofia dalla forma più pubblica ed aperta, l'esistenzialismo. Pone allora l'accento sulle categorie di "esistenza individuale", concepita nella sua irriducibilità di "realtà umana" e di "vissuto qui ed ora". Dal 1939 sino al 1968, Sartre affronta la problematica dell' "individuo di fronte al gruppo" e proclama la necessità dell' "impegno": "Il faut faire quelque chose de ce que les autres ont fait de nous". Durante questo periodo, che potrebbe essere definito come il periodo dell' "uguaglianza", egli viene riconosciuto come il rappresentante dell'esistenzialismo francese nel mondo e intraprende numerosi viaggi, dapprima negli Stati Uniti, in seguito in URSS, in Cina, in Brasile, in Giappone , nel Medio-Oriente, etc . Assume progressivamente posizioni sempre più politiche fino ad appoggiare, dal 1952 al 1956, le posizioni del partito comunista, per poi in seguito rigettarle, senza la minima esitazione. Legge Marx e Freud, si dedica alla stesura di biografie (Baudelaire, Genet, Mallarmé), lavorando, nello stesso tempo allo studio su Flaubert e alla propria autobiografia. Mostra energicamente il suo dissenso nei confronti della guerra in Indocina, in Algeria e in Vietnam. L''impegno, in Sartre, diviene un compito permanente, assunto ricorrendo a tutti gli strumenti tradizionali della protesta: proclami, appelli, petizioni, dichiarazioni pubbliche, manifestazioni di piazza. A partire dal 1968 una "filosofia della fraternità" appare in seno al pensiero sartriano, certificata, pur restando in buona parte inarticolata, dagli ultimi incontri con Benny Lévy, L'Espoir maintenant. Il suo esistenzialismo resta un'estetica, una filosofia "di" e "in" movimento - per epoche di crisi-; presenta delle assonanze con il barocco, con il romanticismo ed attualmente con il postmoderno, opponendosi,così, ai due periodi di "ordine" quali il classicismo e lo strutturalismo. Non rinuncia ad un pessimismo profondo "Nous sommes des sous-hommes à la recherche de notre humanité", afferma Sartre, non esclude, tra l'altro, un certo realismo (ad esempio, quello della famosa frase " L'enfer, c'est les autres ") e lascia posto alla speranza. Ne costituiscono un' attestazione il suo incessante attivismo in favore della rivendicazione dei diritti umani, i testi sulla questione ebraica,sulla negritudine (Orphée noir), sulla decolonizzazione, sul Terzo Mondo, sulla questione basca,sulla politica etc. Oltre a ciò, la collaborazione con Simon de Beauvoir, lo pone in contatto con il movimento femminista.

Nel corso del 2005, un'importante esposizione presso la Bibliothèque Nationale e una quindicina di convegni, nazionali e internazionali, in Francia e all'estero, tenteranno di trarre delle considerazioni in merito all'apporto storico di Sartre e di discernere tra le diverse prospettive che la sua opera ci offre, quelle che permettono di comprendere al meglio la nostra post-modernità.

(traduzione dal francese di Cristina Ficorilli)


PUBBLICATO IL : 14-04-2005


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