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Uomini senza mondo Günther Anders tra antropologia filosofica e letteratura
di Micaela Latini

 

L‟intera riflessione filosofica di Günther Stern/Anders si snoda intorno al motivo della indeterminatezza costitutiva dell‟essere umano che non riesce mai a cogliere la propria essenza in un nucleo definito e stabile, ma soltanto nell‟accettazione della propria irriducibile contingenza. È questo il cuore di quell‟antropologia negativa che Anders aveva già abbozzato nell‟ambito di una conferenza tenuta nel 1929 presso la “Kantgelleschaft” di Francoforte e dal titolo Die Weltfremdheit des Menschen (fino a poco tempo fa disponibile solo nella versione francese, da cui è stata mutuata la versione italiana: La natura dell’esistenza e Patologia della libertà). Questo scritto giovanile - che nella intenzione originaria doveva essere solo il primo
passo di un sistema di antropologia filosofica - abbozza in sorprendente anticipo rispetto ai tempi e in maniera del tutto autonoma motivi che diventeranno correnti dopo le riflessioni antropologiche di Plessner e di Gehlen. Al centro dell‟argomentazione andersiana sono infatti i temi dello «sradicamento», della «contingenza» e della «vergogna (Scham)» costitutiva all‟essere umano che non può mai padroneggiare la propria origine.
Qual è il posto dell‟uomo nel mondo? Dalla questione della topologia dell‟umano prendono le mosse le questioni di Anders sull‟essenza della natura umana: chi è l‟uomo in senso “proprio”? C‟è un “proprio” dell‟uomo? Non è difficile riconoscere in questi interrogativi il rimando alla nota questione sollevata nel 1928 da Max Scheler sulla “posizione dell‟uomo nel cosmo (Die Stellung des Menschen im Kosmos)”.
È solo in ragione di un vero e proprio difetto antropologico, che l‟uomo non può dirsi legato ad alcun mondo determinato e vincolato a nessun stile di vita. Se gli animali non umani godono di una certa stabilità grazie al loro ben definito corredo istintuale, l‟uomo è instabile, estraniato dal suo stesso mondo. Per molti aspetti l‟“antropologia filosofica dell‟estraniazione” di G. Anders anticipa la “teoria della non-predisposizione” di Arnold Gehlen: se l‟uomo non è predisposto a un mondo specifico, in questa aspecificità va ravvisata proprio la sua specificità.


PUBBLICATO IL : 29-06-2011


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