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Cosa significa "conoscere attraverso il montaggio" Intervista a Georges Didi-Huberman
di di Marie Rebecchi

 

 Quando lei afferma in Devant le temps (tr. it. Storia dell'arte e anacronismo delle immagini, Bollati Boringhieri, 2007, ndr.) che «la storia dell'arte non può essere che anacronistica», introduce la questione del montaggio definendolo come un principio epistemologico in grado di realizzare questo modello anacronistico di storia dell'arte. A questo proposito, secondo lei, è possibile rintracciare una genealogia filosofica del concetto di montaggio? Quali potrebbero essere i pensatori che hanno maggiormente contribuito – in modo particolare prima della nascita del montaggio come strumento tecnico-cinematografico – alla teorizzazione del montaggio come principio epistemologico?

Lei pone, dunque, la questione se si possa esprimere filosoficamente questo concetto prima della nascita del cinema: io risponderei che il concetto di montaggio non è fatalmente il privilegio di una teorizzazione filosofica. Io penso che ci sia un modo molto più semplice di affrontare la questione del montaggio facendo riferimento a una base che potremmo definire antropologica. Penso, in particolare, che a fondamento del montaggio ci sia una pratica come la divinazione. Con ciò voglio dire che quello che m'interessa quando si parla di montaggio, prima della nascita del cinema e come principio epistemico, ossia come un principio produttore di conoscenza – epistemologico vuol dire, infatti, che riflette sulla conoscenza –, è la distinzione tra il punto di vista euristico e il punto di vista assiomatico. Il punto di vista euristico, come lei sa, è un punto di vista secondo il quale si fanno tentativi sperimentali e poi si verifica quello che accade, senza avere alcun assioma in partenza. Prendiamo ad esempio questo tavolo: proviamo a comporre gli oggetti che vi sono posati sopra – un registratore, un caffè, un taccuino – e poi andiamo a vedere come questa composizione ci aiuta ad afferrare il concetto di montaggio. Dunque, io credo che le premesse – parlo di premesse e non di fonti perché le fonti non sono sempre rintracciabili – del montaggio siano, ad esempio, nella divinazione giacché penso che sia una pratica molto particolare e che inoltre ci rimanda all'Atlante Mnemosyne di Warburg. Mi viene in mente la prima tavola di Mnemosyne. Che cosa rappresenta la tavola Numero 1? Parlo della tavola Numero 1 e non della prima in generale – questa è, infatti, preceduta dalle tavole A, B, C –, dove possiamo osservare delle rappresentazioni cosmologiche (vediamo la Luna, il Sole, alcuni simboli che rappresentano il potere politico, mi sembra sia raffigurato anche Assurbanipal, re di Babilonia ecc.), e soprattutto in alto si possono notare degli oggetti che mi affascinano da parecchio tempo e che sono delle rappresentazioni di viscere animali. Su questa tavola, dunque, c'è un montaggio stupefacente delle viscere degli animali e del cielo.

 

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PUBBLICATO IL : 07-11-2010


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