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Lo storicismo integrale di Eugenio Garin
di Massimiliano Biscuso

Sommario: La pubblicazione del fascicolo monografico che il “Giornale critico della filosofia italiana” ha dedicato ad Eugenio Garin permette di ritornare su uno dei protagonisti più alti della cultura filosofica italiana, e non solo, del secolo scorso e insieme su due questioni centrali che al suo nome sono legate: quella della specificità della filosofia italiana rispetto alle altre filosofie nazionali, e quella della decisa e consapevole risoluzione della «filosofia» nel «sapere storico».
Indice: 1. Tra Pico e Gramsci, p. 3/ 2. Filosofia e storia della filosofia: l’aporia dello storicismo integrale, p. 5
Prima pagina:

Il primo problema, come noto, fu affrontato esplicitamente nelle pagine introduttive della Storia della filosofia italiana. Scritta tra il 1940 e il 1942, ma pubblicata solo nel 1947, quest’opera non dava soltanto un grande affresco della cultura filosofica italiana dall’età dell’Umanesimo e le sue premesse medioevali fino alla rinascita e al tramonto dell’idealismo, ma mostrava anche una lucida consapevolezza metodologica della ricostruzione storiografica. Ripercorrendo il dibattito sui caratteri nazionali della filosofia italiana, assai vivace soprattutto in epoca risorgimentale, Garin ne metteva in luce le aporie, ma non rigettava la legittimità della questione, che però a suo giudizio andava reimpostata nei seguenti termini: «perché si possa parlare di una comunità spirituale, di un discorso comune distinto dagli altri, è necessario che le persone che entrano in tale discorso si pongano come coscientemente autonome nel rapporto con gli altri». Non è questa la condizione dei filosofi medioevali, che non paiono legati a mondi culturali nazionalmente differenziati. Solo con il costruirsi cosciente di una cultura nazionale, e cioè con la rinascita umanistica, si potrà cominciare a parlare di filosofia italiana, la quale mostra, più che un carattere costante astrattamente concepito, due indirizzi salienti: «la ricchezza della produzione artistico-letteraria da un lato, dall’altro i problemi derivanti dalla presenza in Italia del centro della Chiesa cattolica e dalle crisi politiche, hanno costituito i due tipi fondamentali d’esperienza su cui si è venuta esercitando la riflessione filosofica italiana: filologia in senso vichiano, come scienza della comunicazione umana; politica e morale, come urgenza del problema dello Stato e della Chiesa-stato. E quindi religione, ma soprattutto come bisogno di chiarire la funzione terrena della Chiesa. I grandi problemi, il problema stesso del rapporto fra mondo e Dio, sono stati vissuti nei limiti di esperienze politiche o di meditazioni personali, morali e religiose, piuttosto che affrontati sul terreno metafisico».

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PUBBLICATO IL : 23-07-2010
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