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	                | Autolimitazione della metafisica critica? Momenti della recezione italiana di Fichte (1841-1948) con particolare riferimento all’ontologismo critico di P. Carabellese
 |  | di Federico Ferraguto 
 
 |  | Sommario: Quale  contributo può offrire la tradizione filosofica italiana alla comprensione e  all’approfondimento dei problemi della Wissenschaftslehre di Fichte? Lo studio della recezione italiana del pensiero di Fichte, con  particolare attenzione alla figura di P. Carabellese, indica come alcune delle  questioni che definiscono il contesto del pensiero carabellesiano (critica del  concreto, oggetto puro di coscienza, autocoscienza, filosofia come sforzo e  scoperta) aprano prospettive originali per una riflessione sulla funzione  positiva che il confronto con il progetto filosofico-trascendentale fichtiano  ha sugli sviluppi dell’ontologismo critico. Di converso si tratta di mostrare  come lo studio dell’ontologismo critico consenta una riflessione non estrinseca  sull’evoluzione del pensiero di Fichte, anche nella sua fase più matura. Dal  punto di vista teorico, infine, l’approfondimento del rapporto fra Fichte e  Carabellese si pone l’obiettivo di riproporre la questione circa le possibilità  e i limiti della formazione di una ontologia su basi trascendentali. |  | Indice: 1. Fichte in Italia  p.2 / 2. Fra “critica del concreto” e “ontologismo critico”: l'immagine carabellesiana di Fichte p 3 / 3. Critica, metafisica e oggetto puro. La circolarità della WL p. 6 / 4. Autocoscienza, dialettica, individuazione  p. 10 / 5. Filosofia come sforzo e scoperta p. 13 / 6. Osservazioni conclusive p. 15 |  | Prima pagina: Fichte in Italia (1841 e 1948).   La  storia della penetrazione delle idee di Fichte in Italia riflette una vicenda  molto complessa e difficilmente inscrivibile in un orizzonte unitario. E’  merito degli studi di Cesa aver mostrato come la comprensione italiana del  pensiero fichtiano si distenda fra due poli. Da una parte si riscontra una  sostanziale attenzione alle idee politiche di Fichte, mentre dall’altra si  rileva una certa svalutazione degli aspetti più specificamente scientifici  della sua riflessione, ridotta spesso ad espressione conseguente della  filosofia critica di Kant o a momento preparatorio della filosofia speculativa  di Hegel .  Nell’individuare le ragioni di questa tensione, Cesa si sofferma a segnalare la  funzione della Considerazione  sull’idealismo trascendentale e l’idealismo assoluto (1841)di P. Galluppi, un testo volto a  mettere in rilievo gli esiti nichilistici del pensiero di Fichte e di  Schelling, oltre che il ruolo svolto da A. Rosmini il quale, nel recepire  l’immagine di Fichte diffusasi in Francia per mano di Mme de Stael, contribuiva  ad alimentare una visione del pensiero fichtiano come “stoico”, “astratto” e  alieno da ogni contatto con le “cose reali”.In effetti, il  contributo di Carabellese alla Wirkungsgeschichte della dottrina della scienza (Wissenschaftslehre,  d’ora in poi WL) in Italia può e deve essere inteso proprio alla luce della  specificità della riflessione filosofica di tradizione italiana, nei termini in  cui essa viene pensata da Carabellese medesimo. Leggendo Fichte con il filtro  di una tradizione di pensiero di matrice essenzialmente rosminiana, e quindi  anche eccedente rispetto allo schema hegeliano di storia della filosofia ,  Carabellese riesce ad individuare una serie di plessi problematici, legati  soprattutto al concetto di WL come sapere del sapere e alla definizione del  filosofare come pratica che si instaura nella concretezza della vita, su cui si  è in seguito concentrata anche una parte consistente della Fichte-Forschung italiana del secondo dopoguerra.In un saggio pubblicato a più di un secolo di  distanza dai giudizi su Fichte formulati da Galluppi e Rosmini, nel 1945, P.  Carabellese sostiene che la strenua rivendicazione dell’autonomia dell’  “oggetto” della conoscenza rispetto alla soggettività conoscente tipica,  sebbene con accezioni diverse, tanto di Galluppi quanto di Rosmini, rappresenta  la vera peculiarità della tradizione filosofica italiana contrapposta a quella  inglese, francese e tedesca.
 
  
      Cfr. C. Cesa, Die Rezeption der Philosophie Fichtes in Italien, cit., p. 533. 
      Cfr. C. Cesa, Die Rezeption der Philosophie Fichtes in Italien, cit., p. 545. Sulla  presenza essenziale del Rosmini nella formazione dell’ontologismo critico  carabellesiano si rimanda a F. Valori, Dio  come fondamento dell’interpretazione carabellesiana di Rosmini, relazione  tenuta in occasione del convegno internazionale «La filosofia cristiana tra  Ottocento e Novecento e il magistero di Leone XIII» (Perugia, 29 maggio – 1  giugno 2003).  |  | Continua la lettura scaricando il testo in formato PDF |  |  |  |  |