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Un'etica senza Dio. Intervista a Eugenio Lecaldano
di Alessandro Blasimme

Sommario: Un’etica senza Dio. Il titolo dell’ultimo libro di Eugenio Lecaldano, uscito presso Laterza (2006) non lascia spazio ad equivoci. La tesi che vi si sostiene è che la morale possa e debba fare a meno di qualunque aggancio trascendente, e che sia anzi soltanto andando in questa direzione che si realizza un carattere virtuoso. Per argomentare questa tesi Lecaldano fa riferimento ai suoi autori più cari, come Hume e John Stuart Mill, ma anche a Kant, a cui l’autore, nonostante la differenza di impostazione generale sulle questioni etiche, riconosce di aver contribuito alla spinta di emancipazione tipica dell’Illuminismo.
La prima parte del volume è divisa in due sezioni. Una prima in cui si mostrano le incoerenze e gli errori tipici di chi tenti di collegare la morale all’esistenza o alla rivelazione di Dio; e una seconda in cui si illustrano i vantaggi di un’etica atea, costruita cioè senza alcun riferimento a Dio. Nella seconda metà del volume è riportata da un’antologia di testi classici della riflessione filosofica, nei quali è possibile trovare un riscontro a quanto sostenuto dall’autore nella prima parte.
Con la consueta chiarezza, ed evitando inutili oscurità, l’autore fornisce una prova di come si possa argomentare in modo asciutto e analitico a favore di una morale radicata nella natura umana. In questo modo anche il lettore non specialista ha la possibilità di seguire da vicino una rigorosa argomentazione filosofica e di formarsi un’opinione al di fuori della retorica ideologica del dibattito pubblico italiano.

Prima pagina: D. Com’è stato accolto finora il Suo libro?

R. In libreria sembra sia stato accolto bene, ha già avuto 4 ristampe. Molte persone che lo hanno letto mi hanno scritto; ho l’impressione che il libro abbia sicuramente raggiunto un pubblico più ampio di quello che è solitamente il pubblico di un libro di filosofia. Ha raggiunto un pubblico più vasto senza tra l’altro essere stato sostenuto dai grandi quotidiani, i quali invece non lo hanno discusso, così come la tv che non rende del resto possibile certi tipi di discussione. Tra i giornali solo l’Avvenire lo ha discusso, criticandolo, due o tre volte.

D. Questo secondo Lei significa che il libro tratta argomenti su cui la società italiana  in  generale sente un bisogno di chiarificazione?

R. La mia impressione, dall’esperienza che faccio rispetto a questo libro, è che ci sia una società italiana che è più articolata e più ricca di come viene rappresentata sia dalla tv che sui quotidiani. Secondo me questo viene mostrato anche dal fatto che in occasione del referendum sulla legge 40 l’anno passato, 10 milioni di persone hanno comunque votato contro l’estensione sul piano giuridico della istruzione/posizione di Ratzinger. Questo vuol dire che ci sono almeno 10 milioni di persone in Italia che sono su posizioni laiche, chiaramente e consapevolmente in opposizione alla produzione ufficiale della Chiesa sulle questioni della nascita e della sperimentazione. E questa presenza non si vede né alla tv, né sui giornali.

 

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PUBBLICATO IL : 04-02-2007
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